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T&P Magazine

Suggerimenti sotto l’aspetto giuslavoristico in materia di rispetto dei criteri della sostenibilità all’interno delle aziende

A cura dell’avv. Mariapaola Rovetta 

La proposta di Direttiva della Commissione europea del 23 febbraio 2022, già accennata più volte e che il Parlamento europeo ha inserito in agenda tra quelle piu’ urgenti nel corso del corrente anno, ha previsto obblighi in capo ad alcune categorie di aziende, che rivestono determinati requisiti quanto a dimensioni e fatturato, in tema di tutela dell’ambiente e dei diritti umani.

Come è noto, però, tutte le aziende devono di loro iniziativa intraprendere il medesimo percorso, considerando anche il fatto che nei prossimi mesi non è esclusa la necessità di ricorrere non solo a drastiche misure per contenere i consumi, ma molto probabilmente anche ad un razionamento degli stessi.

Per realizzare l’obiettivo è fondamentale, come già spiegato in altre occasioni, il ruolo dei soggetti in capo alle aziende, Amministratori delegati e Direttori generali, e Human Resources, dunque coloro che gestiscono in prima persona il personale,  o lo stesso datore di lavoro, in caso di aziende piccole o di dimensione famigliare. Ma se il tutto si gioca intorno al ruolo che ricoprono questi soggetti, altrettanto fondamentale è l’acquisizione da parte loro di maggiori competenze sul tema.

Da qui il suggerimento del giuslavorista.

1.

I soggetti in capo alle aziende devono essere messi nella condizione, ovvero devono loro stessi organizzarsi  per partecipare a corsi di formazione e aggiornamento periodici, il cui oggetto deve concentrarsi: sul 1) processo di selezione; 2) sui metodi per imparare a evitare gli sprechi; 3) e sulle modalità per offrire l’opportunità ai singoli individui all’interno dell’azienda di rendere sostenibile il proprio stile di vita.

Quanto al processo di selezione è fondamentale porre l’attenzione sull’apprendimento delle competenze e dei metodi per riconoscere ed attrarre persone che abbiano già conoscenze in materia di sostenibilità o che siano dotate di flessibilità mentale e di un atteggiamento curioso.

Venendo ai metodi per evitare gli sprechi, oggetto dei corsi di formazione deve essere l’apprendimento delle 1) misure idonee ad evitare gli sprechi; 2) le modalità per la loro attuazione e 3) quelle per fornire conoscenze utili a far comprendere le ragioni e l’importanza della loro applicazione.

Quanto all’opportunità per le persone di adottare uno stile di vita sostenibile innanzitutto il corso deve avere come obiettivo l’apprendimento delle azioni volte al miglioramento del benessere fisico e psichico di ognuno, al fine di un maggior dinamismo dei singoli individui e, di conseguenza, di una maggior produttività.

2.

Un ulteriore strumento è dato dalle politiche retributive, cioè degli strumenti di retribuzione adottati dall’azienda. Un  ruolo fondamentale è giocato dalla retribuzione variabile. Con detto termine si intende, anche se è noto, quella parte della retribuzione erogata in seguito al raggiungimento di obiettivi concordati. La corresponsione di questa parte variabile, in aggiunta alla parte fissa della retribuzione, ha lo scopo di incentivare i dipendenti a conseguire i risultati che le parti hanno concordato. Prestazioni lavorative migliori si possono ottenere solo se il personale è motivato e consapevole.

Gli obiettivi devono essere stimolanti ed effettivamente realizzabili. Questi, per i vertici delle aziende, possono essere: 1) il rispetto da parte di loro stessi delle regole della sostenibilità; 2) la capacità di trasmettere alle risorse umane l’importanza delle regole della sostenibilità; 3) la capacità di influenzare altri colleghi, anche di livelli inferiori, attraverso le proprie condotte virtuose; 4) la capacità di attrarre clientela attraverso il proprio stile di vita.

3.

Da ultimo, le conseguenze in caso di mancato rispetto delle regole della sostenibilità o di mancato raggiungimento degli obiettivi.

A seconda dei casi, che saranno esaminati di volta in volta,  il datore di lavoro può valutare la possibilità di 1) avviare procedimenti disciplinari o 2) valutare, a seconda della posizione del soggetto, la sua performance ai fini della progressione di carriera.

Ma come detto all’inizio, detto percorso è inevitabile per ogni azienda anche per migliorare i propri livelli di 1) produttività e 2) competitività. Gli strumenti sopra descritti hanno come fine ultimo, oltre alla tutela dell’ambiente, numerosi vantaggi che derivano dalla riduzione dei costi, da maggiori garanzie e da un  maggior dinamismo dei singoli individui, a fronte di una maggior empatia con il mondo del lavoro ed ottenere, di conseguenza, quali risultati, anche minor turn over e minor assenteismo.

Per questa ultima ragione agire in tal senso è al momento fondamentale anche per attrarre e trattenere risorse ed evitare i fenomeni che si sono verificati di recente legati alle great resignations o alle difficoltà a reperire personale, problematica quest’ultima che, al momento, sta creando enormi difficoltà alle aziende di ogni settore.


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