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T&P Magazine

I tassisti dicono no alle piattaforme digitali

A cura di Stefano Trifirò

Pochi giorni addietro, i Taxi si sono fermati scioperando contro Uber dicendo “No alle liberalizzazioni - no alle piattaforme digitali”. Sempre nello stesso giorno dello sciopero, i quotidiani riportavano la notizia secondo cui da New York a Berlino, da Londra a Parigi, l'avvento della concorrenza delle piattaforme digitali ha migliorato i servizi senza danneggiare i taxi.

Ma perché secondo alcuni il lavoro attraverso piattaforma discriminerebbe alcuni lavoratori nel settore dei taxi?

Il  Ddl concorrenza,di cui si sta occupando il governo  non convince i tassisti, in quanto l esecutivo con il Ddl in questione, prevederebbe  nuove modalita’  di trasporto che utilizzano applicazioni digitali attraverso le quali si mettono in contatto diretto i passeggeri e i conducenti ( modalità che già avviene giornalmente).In pratica i tassisti non ci stanno a dover competere con colossi del trasporto come Uber e Lyft.

Ma sotto l’aspetto legale, in generale, l’impatto delle piattaforme digitali sul mondo del lavoro è una rivoluzione epocale.

Infatti, l’offerta di lavoro di lavoro su piattaforma digitale ha consentito a molti lavoratori , attraverso servizi come Uber( taxi) Globo e Delivero ( riders -  consegne a domicilio) di poter avere un  lavoro, un reddito  un attività.

Ma a che prezzo e che criticità?

Purtroppo, il nostro legislatore, costantemente non al passo con i cambiamenti, non riesce a decodificare la nuova economia industriale  governata dalla digitalizzazione, e cosi’ si è arrovellato sulla qualificazione di questi rapporti di lavoro, basandosi  su vecchi schemi e avvicinandoli  alla prestazione  del lavoratore dipendente.

E con riferimento  al  lavoro dei Riders- ciclofattorini svolto nell’interesse delle piattaforme digitali, la giurisprudenza è giunta alla determinazione di applicare le norme sul rapporto di lavoro subordinato ai Riders etero-organizzati, ( cioe diretti da un datore di lavoro anche digitale)  a cui si applicano determinate norme quelle del rapporto di lavoro subordinato, laddove invece ai riders “autonomi” se ne applicano delle altre ( per altro, questa autonoma,  categoria difficile da trovare).

Ma il cambiamento più evidente del lavoro svolto attraverso piattaforme digitali è la tendenza ad offuscare il confine tra il lavoratore dipendente e il lavoratore freelance: le modalità di reclutamento della forza lavoro, l’assegnazione delle mansioni, il monitoraggio, la valutazione e la relativa ricompensa avvengono tramite gestione algoritmica, di conseguenza l’autonomia del libero professionista ne viene intaccata.

Tuttavia, l Unione Europea, propone una direttiva per tutelare i diritti dei lavoratori delle piattaforme digitali.

Sostiene l Unione  che la crescita sostenibile dell'economia delle piattaforme, richiede migliori condizioni di lavoro per le persone che forniscono servizi attraverso le piattaforme a cui occorre offrire  un'adeguata protezione sociale. Sulla base dell'articolo 154 del TFUE, verra’ implementato il dialogo con le parti sociali al fine di presentare un'iniziativa volta a migliorare le condizioni di lavoro per i lavoratori delle piattaforme digitali.

L'obiettivo che si vuole raggiungere sara’:

il potenziamento della trasparenza e dell'accessibilità dei criteri che presiedono al funzionamento dei sistemi automatizzati;

implementazione delle rappresentanze sindacali e delle autorità pubbliche competenti;

specifiche disposizioni sulla protezione dei dati personali del lavoratore;

l'introduzione di obblighi di monitoraggio umano dei sistemi automatizzati allo scopo di valutare i rischi che ne derivino per la salute e la sicurezza dei lavoratori;

il riconoscimento del diritto a contestare le decisioni automatizzate dinanzi ad un

responsabile designato dalla piattaforma digitale.

In ogni caso, sempre per guardare al futuro senza ritornare al passato ( come invece sopra sembra possa accadere), l auspicio e che  l’economia digitale sia portatrice di   rapporti di lavoro  partecipativi con utilizzo etico dei metodi di lavoro, sicchè la rivoluzione tecnologica dia finalmente il giusto impulso per la valorizzazione economica dell’attività umana.


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