di Stefano Trifirò
Come è stato efficacemente detto, il futuro (o presente) del mondo del lavoro è un ibrido tra mondo reale e mondo virtuale.
Il lockdown è stato una formidabile occasione per le aziende per sperimentare nuove forme di lavoro vestite – e per il momento è meglio lasciarle così – come lavoro agile. In realtà è stato un mix di fattori che sfuggono ad ogni inquadramento giuridico tipizzato, e che hanno profondamente innovato le modalità del lavoro.
Il DPCM del 4 marzo 2020 aveva stabilito che il lavoro agile poteva essere applicato anche al lavoro subordinato. L’impatto è stato travolgente per le aziende e i dipendenti, ma anche per i lavoratori autonomi che hanno dovuto adattarsi a nuove improvvise situazioni, laddove – se non ci fosse stata la pandemia - ci sarebbero voluti anni per aprirsi al nuovo mondo.
La prestazione lavorativa data di fatto in regime di smart working durante la pandemia, ha presupposto una modalità di organizzazione basata sulla flessibilità, sull’autonomia nella scelta dei luoghi e dei tempi anche a fronte di una maggiore responsabilizzazione del lavoratore, tutti fattori sconosciuti per il tradizionale lavoro subordinato.
Tuttavia, lo smart working non dovrebbe essere lasciato alla improvvisazione del momento emergenziale, ma piuttosto legata ad un progetto politico legislativo e sociale che tenga conto del percorso migliore per un ottimale bilanciamento fra vita lavorativa e vita privata del lavoratore e produttività per l’azienda.
Probabilmente l’accordo individuale risulta essere la via più efficace per adattare il lavoro agile alle esigenze delle parti. Infatti, con gli accordi individuali, è possibile stabilire le modalità dell’esecuzione della prestazione lavorativa in smart working individuando caso per caso le concrete necessita dei lavoratori e delle aziende.
Nell’ambito delle politiche di sostenibilità del Pnrr e del piano di sviluppo delle Nazioni Unite e della legge di bilancio 2021 si inserisce lo Smart Working come strumento per raggiungere obbiettivi sostenibili a cui le imprese piccole, medie o grandi che siano, saranno particolarmente attente e ciò per non perdere le opportunità offerte dagli investimenti previsti dal Pnrr.
Certo, la sostenibilità deve diventare parte integrante della filosofia aziendale e potrebbe contribuire alla valorizzazione del lavoro femminile. E ciò attraverso una formazione specifica evitando così che il lavoro agile da casa non si trasformi in un sovraccarico di lavoro a discapito della donna.
Il ricorso al lavoro a distanza pone al centro dell’organizzazione del lavoro l’ individuo, non più nel contesto del lavoro in ufficio, ma delocalizzato.
Il Parlamento Europeo sta esaminando la possibilità di introdurre delle regole che tengano conto della mansione svolta in regime di smart working, collegate con degli indicatori di prestazioni ritagliati ad personam, e quindi con una retribuzione adeguata a questa nuova forma di lavoro che peraltro rafforza l’elemento fiduciario insito nella prestazione lavorativa.