A cura di Stefano Beretta e Antonio Cazzella
Con sentenza n. 19509 del 23 luglio 2018 la Suprema Corte ha ribadito l’importanza dell’obbligo di vigilanza nei confronti del dipendente da parte del datore di lavoro, anche nel caso in cui quest’ultimo fornisca direttive sulle modalità di svolgimento della prestazione. Nel caso di specie, una lavoratrice (con mansioni di cuoca) era tenuta, al termine del servizio, a filtrare l’olio utilizzato nella giornata, dovendo sollevare contenitori pesanti per svolgere tale compito; la dipendente – che aveva anche subito alcuni interventi chirurgici per l’asportazione di ernie – ha ottenuto il riconoscimento della malattia professionale ed il risarcimento del danno biologico da parte del datore di lavoro. Nel corso del giudizio è emerso che il datore aveva fornito precise direttive, secondo cui i dipendenti avrebbero potuto farsi aiutare, in qualsiasi momento, dai loro colleghi per svolgere le mansioni affidate: ciò nonostante, il datore non aveva vigilato affinché tali disposizioni fossero effettivamente attuate, lasciando, quindi, alla libera discrezionalità del dipendente la scelta se farsi aiutare o meno. Tale comportamento, secondo i giudici di legittimità, costituisce un inadempimento dell’obbligo di vigilanza, con conseguenze risarcitorie a carico del datore di lavoro.