A cura di Stefano Beretta e Antonio Cazzella
Con sentenza n. 14862 del 15 giugno 2017 la Suprema Corte ha affermato che è legittimo il licenziamento di un lavoratore per abuso della connessione ad internet a fini personali. In particolare, il dipendente aveva effettuato un numero elevato di connessioni (47), per complessive 45 ore nell’arco di due mesi; tale modalità di comportamento costituisce, quindi, un abuso dello strumento aziendale, non solo reiterato, ma anche intenzionale. La Suprema Corte ha, inoltre, escluso la violazione della normativa in materia di riservatezza, in quanto il datore di lavoro si era limitato a verificare l’esistenza e la durata degli accessi alla rete, senza alcuna verifica dei siti visitati dal dipendente e della tipologia dei dati scaricati. Inoltre, la Suprema Corte ha ricordato (nell’ambito, tuttavia, di un contrasto giurisprudenziale) che l’attività volta ad accertare comportamenti illeciti dei dipendenti (c.d. controlli difensivi) non costituisce controllo a distanza ai sensi dell’art. 4 Stat. Lav..